OhAhSi!
Sul fiume fuori rotta
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Sul fiume fuori rotta
Un viaggio esplorativo in un luogo fisico e non mentale, partendo dal mare e risalendo contro corrente il fiume Volturno, dall’Oasi dei Variconi di Castel Volturno, all’Oasi di Caricchiano di Cancello ed Arnone, rigorosamente a piedi e senza mai allontanarsi dall’impronta visiva dell’acqua.
Un modello sperimentale di arte pubblica e partecipata che ha generato, esplorazioni condivise, site- specific, sound walking, workshop di co-progettazione, performance, installazioni video, spettacoli teatrali. Il fiume Volturno come pretesto per vivere l’esperienza di un frammento del territorio, restituirgli un’identità sociale e culturale, attraverso l’incontro, la partecipazione, l’intersezione tra le diverse culture, di immigrati e abitanti storici.
Convinti della responsabilità etica prim’ancora che estetica dell’arte e del suo potere sociale, capace di innescare minime ma significative rivoluzioni, abbiamo scelto di annunciare, un mondo che sta cambiando, che non si nasconde davanti alle contraddizioni e ai drammi che stiamo vivendo, ma non per questo si pone un freno nel cercare nuovi equilibri di incontro, nuove soluzioni e anche nuovi fallimenti.
La nostra strategia creativa, la temporaneità, la sola che contenga i fermenti della sperimentazione e spalanchi il mondo delle possibilità alternative, si pone come ‘struttura performativa’, non finalizzata alla definizione di un assetto concluso, ma alla sperimentazione di pratiche ibride, interdisciplinari, aperte e inclusive. Abbiamo inteso la sperimentazione dei linguaggi diversi come un’opportunità e la reciprocità, basata sull’esperienza comune, come la sola possibilità per aprire possibili scenari alternativi.
Come nomadi, nelle zone di confine, ciascuno con il proprio ‘stare al mondo’ osserva, interagisce, condiziona dinamiche di trasformazione e sperimenta pratiche di condivisione indecise, aperte e in divenire. Il focus del nostro lavoro è la biodiversità urbana, intesa in senso ampio, come concentrazione di diversità di specie, diversità sociale, diversità culturale.
Il nostro è uno sguardo indiziario, che parte dalla lettura di frammenti come tracce di dinamiche più complesse; uno sguardo liminale, perché è stando fra le cose che esiste la possibilità di trasformarle trasformandosi.
Comune è la necessità di immaginare uno spazio pubblico, in quanto “bene comune”, in cui l’estetica dell’esperienza si combina con l’attivazione di un potenziale utopico; per dare forma a scenari che includano l’altro da sé, lo straniero, l’escluso, il diverso, scenari in divenire in cui sperimentare processi di co-evoluzione, co-esistenza. Intendiamo elaborare con urgenza una nozione di “città di tutti” come luogo della discontinuità, della eterogeneità, della frammentazione e della trasformazione ininterrotta.
Trasformazioni del paesaggio
«Il paesaggio è quella parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere
deriva dall’azione dei fattori naturali e/o umani e delle loro interrelazioni». Art. 1. -
Convenzione Europea del Paesaggio (Firenze 20 Ottobre 2000).
Per molti secoli, i cambiamenti sono stati locali e graduali e raramente tutte le componenti strutturali di un paesaggio presenti in un certo tempo sono completamente scomparse. Anzi, proprio queste componenti, assumono, a volte, carattere ed identità così distinte e precise da identificarsi con il Genius Loci di un luogo, ovvero con l’insieme delle caratteristiche proprie di un ambiente in stretta connessione con l’uomo, la sua storia e le sue abitudini, che arriva a coincidere con l’identità culturale di un territorio.